Il potere degli stati d'animo
- Massimo D'Amico
- 28 nov 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Ci sono stati d’animo – amore, fiducia in se stessi, forza interiore, gioia, estasi, fede - che danno accesso alle sorgenti del potere personale e ci sono stati d’animo paralizzanti – confusione, depressione, paura, ansia, tristezza, frustrazione – che ci rendono impotenti. Noi tutti entriamo e usciamo da stati d’animo positivi e negativi.
La cultura da cui proveniamo, ci ha addestrati a considerare qualcuno, o qualcosa, come l’unico responsabile dei nostri stati d’animo positivi e negativi. Nella nostra società, sono rari gli esseri umani allenati ad assumersi in prima persona questa responsabilità e quando li incontri, li riconosci subito: non si lamentano, non assumono atteggiamenti vittimistici.
Ad ogni modo, per comprendere questi meccanismi occorre partire da noi stessi.
Uno stato d’animo può essere definito come la somma di milioni di processi neurologici che hanno luogo dentro di noi, in altre parole il totale delle nostre esperienze.
Gran parte di essi si verificano senza che da parte nostra vi sia un controllo a livello conscio e la maggior parte di noi fa ben poco per attivare quel controllo.
La chiave dell’amore, della gioia, di quell'unico potere di cui l’uomo è andato in cerca da sempre – la capacità di governare la propria vita – è la capacità di sapere come dirigere e gestire i propri stati d’animo.
Due sono le principali componenti di uno stato d’animo. La prima è costituita dalle nostre rappresentazioni interne, la seconda dalle condizioni e dall'uso della nostra fisiologia. Rappresentazione interna e fisiologia cooperano in un’interazione cibernetica. Qualsiasi cosa influisca sull'una, influirà anche sull'altra.
Accade così che i cambiamenti di stato d’animo implichino cambiamenti di rappresentazioni interne e della fisiologia, le quali interagiscono continuamente tra loro, creando lo stato d’animo nel quale ci troviamo e questo a sua volta determina il nostro tipo di comportamento.
Per controllare e dirigere i comportamenti dobbiamo, dunque, controllare e dirigere i nostri stati d’animo e per controllare questi ultimi è necessario modificare le nostre rappresentazioni interne e la fisiologia.
Gran parte delle decisioni che influiscono sul nostro comportamento, le prendiamo usando principalmente solo tre sensi: il sistema visivo, uditivo e cinestesico. Questi sensori specializzati trasmettono al cervello gli stimoli provenienti dal mondo esterno.
Tramite i processi di generalizzazione, distorsione e soppressione, il cervello capta questi segnali elettrici e li filtra trasformandoli in rappresentazioni interne. Le nostre rappresentazioni interne, le nostre esperienze, non sono esattamente quel che è accaduto, ma piuttosto una personale interpretazione della realtà.
La rappresentazione interna non è l’esatta riproduzione dell’evento, essa è solo un’interpretazione filtrata attraverso specifiche credenze, atteggiamenti e valori personali. E’ forse per questo che Albert Einstein una volta ha detto: “chiunque si prenda la briga di ergersi a giudice nel campo delle verità e della conoscenza, viene mandato in rovina dalle risa degli dei”.
La chiave per ottenere i risultati che si desiderano, consiste nel rappresentarsi le cose in modo da porsi in uno stato a tal punto produttivo da avere la potenzialità di compiere azioni del tipo e della qualità che assicurano i risultati desiderati. Non riuscirci, significa di norma anche non riuscire nel tentativo di raggiungere ciò che si desidera o, nella migliore delle ipotesi, compiere un tentativo poco convinto, che non produrrà alcun risultato.
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